BRUNO MORTARA: un uomo assetato di rapporti veri

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23 novembre 1926 – 09 marzo 2023

Difficile riuscire a raccontare una persona come Bruno Mortara, un uomo che ha attraversato anni difficili come quelli del periodo della dittatura e della guerra; un uomo che da quando ha incontrato l’ Ideale di Chiara Lubich se ne è subito innamorato e vi ha aderito con entusiasmo e serietà, fino a sentire nel cuore il desiderio di far parte del Movimento dei Focolari come Volontario di Dio.

Ci facciamo aiutare dai figli Brunella e Alberto, da un paio di  volontari, e dal contributo dei volontari del nucleo di Asti, dove lui era nato e dove trascorreva lunghi periodi, specialmente d’estate.

La figlia Brunella durante il funerale del Papà:

“E’ da quando papà è morto che sento ripetermi da tutti quanto sia stato una persona meravigliosa, quanto fosse gentile, rispettoso, sempre sorridente. Sì, papà era anche così.

Papà era anche il ragazzo di 17 anni che davanti al plotone di esecuzione, ai tedeschi che stavano per sparare a lui e agli altri prigionieri rastrellati, messi contro il muro in base alla legge di guerra che voleva che venissero uccisi dieci italiani per ogni tedesco morto, non solo ha tenuto stretto in mano il Rosario che gli aveva dato la mamma, ma è andato dagli altri ragazzi a farne baciare il crocifisso. Mi sono sempre chiesta quanto coraggio ci volesse per mettersi cosi in evidenza in un momento in cui tutti cercavano di sparire nel gruppo e di non farsi notare…Era il ragazzo in fuga dalla prigionia che, durante un mitragliamento, nel tunnel dove si era rifugiato, trova un soldato tedesco ferito, si ferma a bloccarne l’emorragia e va a cercare i suoi commilitoni in rotta perchè lo soccorrano.

Era il ragazzo di 18 anni che, tornato dalla Germania, portato dai partigiani davanti ad un gruppo di prigionieri della Repubblica di Salò perché si vendicasse, si è rifiutato di farlo. Era il figlio che, rientrato al paese dopo la prigionia con la valigia in cui aveva conservato per tutto il tempo e tutto il viaggio le sigarette della Croce Rossa, (merce di scambio preziosa a quei tempi), per farne dono al suo papà, si sente dire che è morto da pochi mesi…, si dice di dolore  e di preoccupazione per lui.

Era il segretario politico della cellula comunista che, rifiutando la violenza che vedeva inquei primi anni del dopoguerra, ha il coraggio di criticarla e poi di dimettersi, subendo l’ostracismo dei colleghi.

Era l’ex operaio che, diventato impiegato studiando di notte, rifiuta di fare il “cottimista” andando a misurare il lavoro di quelli che erano stati i suoi compagni e, per questo, subisce per tutta la vita lavorativa discriminazioni da parte della direzione.

Si, papà era così. Non era un uomo perfetto…; chi lo ha conosciuto in profondità, chi ha vissuto con lui, non solo gli anni della vecchiaia ma anche quelli della maturità, ha avuto modo di conoscere anche altri aspetti più spigolosi del suo carattere…

Questi ultimi anni in cui progressivamente ha dovuto rinunciare alla propria indipendenza a causa dell’età e dei problemi di salute, non sono sempre stati facili per lui, ne per noi che li abbiamo condivisi e magari non sempre lo abbiamo saputo aiutare come sarebbe stato necessario. Ma ho dovuto parlare di questo per citare quella che mi sembra sia la dote più bella che papà non solo aveva, ma ha sviluppato in questi anni: la voglia e la forza di ricominciare sempre e comunque.

Credo che una delle sue canzoni preferite fosse “Gioco d’amore”. Quel verso “sempre riaccendo il mio lume, sempre si spegne perché, forse perché mi vuoi dire che tutto è un gioco d’amore”, penso che lui l’abbia sempre vissuto e rivissuto nella sua vita, credo che fosse  uno dei suoi pilastri portanti.

L’incontro con l’Opera di Maria (Focolari) è certamente stato per lui l’occasione per costruirsi questa capacità e per coltivarla, perché indubbiamente in lui era fondata la fiducia, anzi la certezza, dell’Amore di Dio.
Per il mio papà e per la mia mamma l’incontro con il Movimento è stata l’occasione per incontrare l’amore di Dio e l’occasione di una svolta sostanziale e felice della propria vita, e di questo non  posso che essergli grata

La capacità di ricominciare presuppone quella di perdonare, perdonare se stessi e gli altri. Dopo una discussione, potevo essere certa che, entrando nella sua camera, avrei trovato ancora un sorriso e un “Ciao bambin…, è sempre un piacere vederti ”Si, ho avuto la benedizione di potere continuare a essere chiamata “bambin” a sessantacinque anni.

Ciao papà, mi manchi, ci manchi in un modo che non avrei potuto pensare… ma so, con assoluta certezza, che, se mai ci andrò in Paradiso, verrò accolta con un “Ciao, bambin!”.

Il figlio Alberto ha scritto:

 “Ciao Papà,  te ne sei andato lieve come hai vissuto: Con te ci lascia un testimone del secolo scorso e soprattutto di quella guerra che non dovremmo mai dimenticare”.

Il contributo di Pino Bottaro, un suo fratello Volontario:

Ho  conosciuto Bruno Mortara nel Cantiere Navale di Sestri Ponente agli inizi degli anni ’70. Tutti e due abbiamo incontrato l’Ideale dell’unità proprio in quell’ambiente, che a quei tempi era considerato ostile alla Chiesa e alla Religione in genere, e l’abbiamo conosciuto in quella che è stata la prima “cellula d’ambiente”.

Abbiamo passato una parte della vita assieme, basti pensare che per circa vent’anni abbiamo lavorato fianco a fianco.

Due caratteri diversi, ma ci siamo voluti bene: lui più riflessivo di me, tanto che l’ho sempre considerato un fratello maggiore a cui affidarmi, sicuro del suo appoggio.

Mi torna in mente che, quando sono diventato delegato sindacale, molte volte e in silenzio, mi ha sostituito facendo anche il mio lavoro durante le mie assenze dal servizio.

Ci siamo frequentati anche come famiglie, conoscendo Maria Tirce, sua moglie, grande esempio per noi, e i loro giovanissimi figli Brunella e Alberto.

Per il suo stile di vita, mi viene da definirlo un uomo del “sì, sì, no, no”, con una coerenza esemplare.

Un giorno, con le lacrime agli occhi per il ricordo, mi raccontò che, per una rappresaglia dei tedeschi, era stato messo al muro, assieme ad altri giovani, per essere fucilato. Affidatosi con fiducia alla Madonna, in un momento di distrazione delle guardie, era riuscito a fuggire, salvandosi così la vita. Ripreso più tardi e portato prigioniero in Germania in un campo di lavoro, ne era poi uscito con l’aiuto della stessa famiglia per cui lavorava.

Nel giugno del 1960, durante i moti contro il governo di allora e il congresso di un partito che si teneva a Genova, aveva aderito a questa manifestazione di protesta partecipandovi di persona.

Con la stessa coerenza che manifestava in campo sociale, aveva abbracciato l’Ideale dell’unità, vedendovi la vera soluzione dei problemi sociali, vivendolo appieno fino in fondo.

Quando, dopo il pensionamento, si era trasferito a Viarigi, suo paese natale in provincia di Asti, spesso telefonava, specialmente durante la crisi del Cantiere che sembrava dovesse chiudere: il suo era un modo per assicurarci la sua vicinanza in momenti così delicati.

Un giorno, quando già sua moglie Maria Tirce era deceduta, passando da Pegli, con mia grande gioia mi fece la sorpresa di venire a casa mia.

Tipico della sua grande spontaneità nell’amare, da quando più recentemente viveva nella casa di sua figlia Brunella, ci sentivamo telefonicamente, scambiandoci le informazioni e finendo poi per ricordare i tempi del lavoro in cantiere. Le sue parole erano poche, misurate ed equilibrate, lasciando trasparire la sua vita e il suo cuore.

Adesso passeggia per altri lidi, ma sono sicuro che, com’era nel suo carattere, ha portato con sé una parte di coloro che ha conosciuto in vita: mi piace pensare che una parte di me passeggia con lui, così come una parte di lui passeggia con me.

I Volontari di Asti:

…ricordano che Bruno era molto contento di poter partecipare al nucleo. Nonostante la sua età, partiva da Viarigi per andare ad Asti (circa venticinque chilometri guidando la sua auto), per raccontare i suoi rapporti con i figli e le sue esperienze in parrocchia, dove incontrava e coinvolgeva alcune signore del paese, e dei suoi contatti con i vicini. Bruno viene anche ricordato per la sua generosa disponibilità e la cordialità dei suoi rapporti con chiunque.

23/11/2016 Compleanno Bruno 90° (CliccaImmagine per Ingrandirla)

Agostino Rivarola, volontario di Genova:

Non ho mai frequentato direttamente Bruno, facendo parte nel corso degli anni di nuclei diversi.

Ciò nonostante, soprattutto negli ultimi tempi, si era instaurata tra noi una sincera amicizia, la quale si esprimeva in vera gioia quando ci sentivamo al telefono. Il più delle volte era lui stesso che telefonava per informarsi della mia salute, in particolare in occasione di miei interventi chirurgici, e lo faceva con una “carica” di entusiasmo non comune, proprio come si gioisce quando si “sente”, un amico, un fratello. Mi torna in mente quando, in occasione dei suoi novanta anni, i suoi figli gli avevano preparato una festa a sorpresa, invitando un bel numero di membri dell’Opera, compresi alcuni gen con la chitarra. Ricordo la sua meraviglia e la sua gioia per questa improvvisata del tutto inaspettata, una festa durata un’intera serata con scambio di esperienze, racconti della sua vita e allegri canti dei “nostri”.

Finchè Bruno ha potuto guidare la sua auto, ogni estate si recava a Viarigi, suo paese natale, dove si inseriva nel locale nucleo col suo fare bonario, sorridente e partecipativo.

Per un periodo era poi riuscito a sistemarsi in una località del levante ligure, gestendosi autonomamente, fin quando ha dovuto rassegnarsi a non restare più solo, per andare a vivere con la figlia e il genero. In entrambi i casi, era sempre collegato con i fratelli del nucleo di Chiavari, coi quali condivideva la sua quotidianità, con un autentico senso dell’unità e il desiderio di essere aggiornato della vita dell’Opera e della Branca dei volontari.

Sono convinto che tutti coloro che hanno condiviso con lui la vita Ideale, e non solo, gli abbiano voluto un gran bene, così come lui lo ha sempre distribuito a piene mani.

Genova, maggio 2023

Qui per COMPLEANNO BRUNO 23112016

Narzole 031984 Volontari Liguria ..Foto Storica …trovate da soli Bruno e Tanti Altri …

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Una risposta a “BRUNO MORTARA: un uomo assetato di rapporti veri”

  1. Grazie Bruno di averti conosciuto, in una Mariapoili, forse ad Albenga, o a Bardonecchia… non ricordo esattamente, però ricordo bene la tua affabilità, la tua disponibilità, e naturalmente quella di tua moglie Maria Tirce, eravate sempre con il camper. Ultimamente ci siamo ritrovati insieme nel Nucleo, e dato i momenti di covid, ci siamo sempre visti via computer, però le tue ottime qualità non erano per niente scalfite, anzi, direi più imprimenti di prima. Ancora grazie Bruno e buona Mariapoli Celeste.

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