Di Paolo Venzano , dicembre 2023
Com’è noto, nell’anno 2023 cadeva il 75° “compleanno” della nostra Costituzione repubblicana (entrata infatti in vigore il 1° gennaio del 1948). Un compleanno che nel complesso non è stato a mio avviso adeguatamente illustrato in sede pubblica, nonostante la molteplicità e la varietà delle manifestazioni al riguardo. Le domande che ogni tanto mi vengono rivolte mi confermano in tale convinzione.
Ultimamente mi è stato in particolare richiesto se qualche componente di ispirazione cristiana dell’ Assemblea costituente (assemblea che notoriamente ha elaborato e poi approvato la Costituzione) avesse trattato del cd. PREMIERATO, che il governo in carica intende ora introdurre a parziale modifica di quanto disposto dalla Costituzione stessa. Ricordo in proposito che il presidente del Consiglio è attualmente nominato dal presidente della Repubblica (art. 92) e dirige la politica generale del governo, di cui è responsabile (art. 95). Con l’introduzione del premierato il capo del governo verrebbe eletto – qui da noi – direttamente dai cittadini e i suoi poteri sarebbero notevolmente incrementati, a parziale detrimento di quelli del capo dello Stato
Alla domanda rivoltami rispondo subito che, a quanto mi risulta, nessun componente cristiano dell’Assemblea costituente aveva esplicitamente toccato il premierato in senso attuale, anche se era presente (specie nei Costituenti cristiani Capograssi e Tosato) la preoccupazione di garantire al governo un’esistenza stabile ed efficace. A questo punto l’argomento mi rimanda alla storia della Dottrina sociale cristiana, la grande sconosciuta. E se tale Dottrina ha convenzionalmente inizio con l’enciclica “Rerum Novarum” del 1891, non c’è dubbio che quanto avvenuto alla fine della seconda Guerra mondiale è una sorta di nuovo inizio. Vediamo il perché.
Nel settembre 1943 si erano riuniti nell’Eremo di Camaldoli, in provincia di Arezzo, alcuni studiosi di ispirazione cristiana (tra essi il vescovo Adriano Bernareggi e poi il giovane economista Sergio Paronetto, Vittorino Veronese. Ezio Vanoni, Giuseppe Capograssi, Paolo Emilio Taviani, Giorgio La Pira, Aldo Moro…). Essi elaborarono un importante documento programmatico, che tratta di tutti i temi della vita sociale (dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino-Stato), con lo scopo di fornire alle forze sociali cattoliche una base unitaria che ne guidasse l’azione in Italia dopo la liberazione. Per non insospettire il regime fascista, l’incontro di Camaldoli era stato organizzato come “Settimana di teologia per laici”. Di lì a due annì (ottobre 1945) i medesimi studiosi ed altri, chiamati poi a far parte dell’Assemblea costituente, avrebbero organizzato a Firenze la XIX “Settimana sociale dei cattolici d’Italia”.
Dal “Codice di Camaldoli” e dalla “Settimana sociale” era emersa quella visione politico-sociale (col primato della persona umana, l’autonomia dei corpi intermedi, uno Stato garante dei diritti degli individui e delle comunità…) che avrebbe poi avuto una traduzione giuridica nel dettato costituzionale (unitamente ad espressioni della cultura liberale e di quella socialcomunista).
Qui però è necessario retrocedere nel tempo, anche se di pochi anni, e ripensare al grande insegnamento del Papa Pio XII. E’ noto che lo stesso Pontefice comunicava al mondo attraverso appositi radiomessaggi. Ragioni di spazio mi costringono ad indicare solo i titoli di alcuni messaggi. Il radiomessaggio del Natale 1941, su “Il nuovo ordine internazionale”, indica nei seguenti punti le condizioni indispensabili per detto “ordine”: a) libertà e sicurezza dei popoli; b) tutela delle minoranze; c) ripartizione delle materie prime; d) disarmo e patti internazionali; e) religione e morale.
Parallelamente, nel Natale 1942, il radiomessaggio trattava dell’ “Ordine interno delle nazioni” e, respingendo le teorie che attibuivano allo Stato il potere assoluto, affermava che l’ordine medesimo si basa su: 1) dignità e diritti della persona umana; 2) difesa dell’unità sociale e particolarmente della famiglia; 3) dignità e prerogative del lavoro; 4) reintegrazione dell’ordinamento giuridico; 5) concezione dello Stato secondo lo spirito cristiano (ossia al servizio dei cittadini, contro le teorie assolutistiche e statolatriche dominanti). Tralasciando altri pur importanti e anche attuali messaggi, ricordo ancora quello celebre del Natale 1944 su “Il problema della democrazia”, col quale la Chiesa di Pio XII accetta decisamente il sistema democratico, anticipando anche le ragioni per cui l’enciclica “Centesimus annus” di Giovanni Paolo II fa suo lo stesso ragionamento (al n.46).
Come ho già prima ricordato, il magistero di Pio XII e le riflessioni della Settimana sociale e del Codice di Camaldoli sarebbero poi stati ampiamente utilizzati nella scrittura della Costituzione.
Per ricordare gli 80 anni del Codice di Camaldoli e parlare di prospettive, nello scorso mese di luglio (2023) si è nuovamente svolto a Camaldoli un convegno nel quale il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, dopo aver ricordato che “Camaldoli 1943 aiutò a preparare quell’inchiostro con cui venne scritta la Costituzione”, ha tra l’altro affermato che ora “serve una Camaldoli europea per parlare di democrazia ed Europa”. In proposito il giornalista Gianfranco Marcelli ha proposto (su “Avvenire” del 10 dicembre ’23) di realizzare tale Camaldoli nella città tedesca di Aquisgrana, in relazione alla sua posizione strategica in Europa. Ma io, a conferma di questa proposta, aggiungo che dal 1975 al 1994 è stato vescovo di Aquisgrana il grande intellettuale e teologo Klaus Hemmerle, ben noto nel Movimento dei Focolari (ha tra l’altro ideato la “Scuola Abbà”, assieme a Chiara Lubich) e di cui sarà anche bene ricordare i trent’anni della scomparsa (avvenuta il 23 gennaio 1994).
Ad Aquisgrana dovrebbero “vedersi” i maggiori pensatori cristiani in campo sociale di vari Paesi europei per parlare, appunto, di democrazia ed Europa, un’esigenza di cui chiaramente (col ritorno di molti rampanti nazionalismi…) c’è estrema necessità ed urgenza. Non resta che “raccomandarci” alle grandi anime di Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi, come a dire a coloro che sono passati alla Storia come i Padri Fondatori dell’Europa democratica e unita!
Anche se molti provvedimenti di questo governo non mi convincono,
nel caso del Premierato mi ritrovo favorevole, con alcuni correttivi.
Prerequisiti:
– Salvaguardia del ruolo Presidente della repubblica, Unica Isituzione che pare funzionare bene.
– Presidenza di Camera e Senato all’ opposizione
– Ritorno alle Preferenze, fondamentale per tornare a votare chi piace e non chi imposto dalle Segreterie
Premierato:
– Con Premier eletto dai cittadini e premio di maggioranza al 55% ci avvicineremmo alla elezione del Sindaci, una delle poche forme che funzionano
– Bene la sfiducia costruttiva e lo stop ai cambiamenti di schieramento
– Dicono che una tale forma di governo la avremmo solo noi ??? Bene, per una volta saremmo i primi della classe: Governo Stabile e duraturo e con le carte in regola per poter finalmente davvero Governare e Riformare
Per ora mi fermo qui, Oscar
Grazie a Paolo Venzano! Trovo i suoi approfondimenti relativi a tematiche attuali sempre precisi,ottimamente corredati da dati storici magari poco conosciuti dai più. Sono lezioni di storia molto preziose che ci aiutano nel formare il nostro giudizio su questioni cruciali che ci chiamano ad esprimerci.