LE RAGIONI DEL DIALOGO (Possiamo dirci cristiani, se escludiamo dal nostro orizzonte chi non lo è ?)
Autori: Renato Algeri, Roberto Catalano, Andrea Mandonico
La presentazione del 10/02/2023 al Palazzo Ducale di Genova ha registrato un’ottima partecipazione. La sala Liguria del Palazzo, in cui si è tenuto l’incontro, che è data per una capienza di cinquanta posti, ha infatti visto la presenza di una sessantina di persone. Nell’introduzione la moderatrice, la focolarina Daniela Bignone, ha posto l’accento sull’attualità del tema, nel contesto di una frammentazione che può generare smarrimento.
Il sottoscritto già docente di Filosofia e Storia nei licei classici, ora in pensione, dopo aver sottolineato la presenza di una visione comune degli autori nella realizzazione di questo lavoro, ha richiamato l’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII, di cui ricorre il sessantesimo anno della pubblicazione ( 1963). Ne poneva in evidenza l’attualità . Ha presentato , poi, due testimonianze di dialogo, riportate nel capitolo V del libro, da lui curato. La prima sul dialogo tra fede e ragione riprendeva l’incontro, svoltosi nel 2004, tra l’allora cardinal Joseph Ratzinger ed il filosofo Jurghen Habermas. Da quell’incontro emergeva la necessità che ci fosse un riconoscimento reciproco tra la fede, non solo quella cristiana ma tra tutte le fedi e le culture e la ragione per realizzare, all’interno di comunità rette da principi democratici, una convivenza pacifica. La seconda ( testimonianza) l’incontro tra papa Francesco e Eugenio Scalfari ( storico fondatore del quotidiano Repubblica, esponente di un cultura agnostica/atea). Da quell’incontro ( ottobre 2013) svolto in un clima di rispetto e ascolto reciproco, emergeva l’esigenza di superare antichi pregiudizi e chiusure, che per secoli avevano mantenuto “ alti muri” tra la comunità dei credenti e quella dei “così detti” non- credenti.
E’ intervenuto, poi, Roberto Catalano, che ha risposto a una domanda della moderatrice (Daniela Bignone) su un possibile “ carattere utopistico” del dialogo interreligioso. Catalano, docente di dialogo interreligioso presso l’Istituto universitario Sophia, legato al movimento dei Focolari, a Loppiano ( in provincia di Firenze), ha esordito dicendo che non sono tanto le religioni che dialogano, quanto le persone che si riconoscono nelle religioni che avvertono l’esigenza di entrare in contatto in modo pacifico. Esse sono sollecitate, anche, dalla “deterritorializzazione” -così l’ha definita- delle religioni. Si tratta della diffusione ( delle diverse espressioni religiose) che si è avuta al di fuori dei territori in cui storicamente si erano radicate e che, in larga misura, ha portato, in Occidente – in seguito ai grandi movimenti migratori degli ultimi decenni – a una “deculturalizzazione” delle persone che si riconoscono in fedi diverse da quella cristiana. Infatti, si è verificato, in qualche modo, un loro adattamento ai parametri culturali occidentali.
Il successivo intervento di padre Andrea Mandonico, già vice- postulatore della causa di canonizzazione di Charles de Foucault, si è incentrato su quella figura , definita già da Papa Paolo VI e in questi ultimi anni, nell’enciclica “Fratelli tutti” ( 2020) di papa Francesco, “ fratello universale”. P. Mandonico ha presentato il metodo di fratel Charles, canonizzato nel maggio 2022, al quale è dedicato l’ultimo capitolo di “ Le Ragioni del Dialogo”, da lui curato, come un metodo basato sulla ricerca di un rapporto amichevole con le popolazioni di fede musulmana con cui era venuto a contatto. Si trattava dei Tuareg che vivono nel deserto algerino. Egli si presentava come un cristiano che non voleva fare del proselitismo, ma diventare loro amico. Il prof. Gerardo Cunico già docente di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Genova e curatore di corsi sul dialogo interreligioso, ora in pensione, ha sottolineato l’interesse per la tematica presentata con impegno e rigore nel libro e, pur ponendosi in un prospettiva diversa – in quanto filosofo- rispetto agli autori, ha apprezzato il loro intento narrativo; ossia l’impegno di fornire, in particolare, attraverso documentate testimonianze, un contributo alla divulgazione e conoscenza di esperienze di dialogo.
Tre rappresentanti di altre fedi, hanno portato interessanti contributi a partire dalla sensibilità e dall’esperienza di ciascuno.
Il primo a intervenire è stato il rappresentante buddista, seguace del movimento internazionale Soka Gakkai. Ha osservato come l’esigenza del dialogo sia presente da anni e, oggi più che mai, risponda al bisogno di capire e di essere capiti. Ha letto, poi, alcuni passaggi di un testo buddista contemporaneo, che -ha detto- per chi si rifà a quel movimento, è un pò come lo sono la Bibbia ed il Corano. Ha sottolineato come nella prefazione di quel testo venga richiamata l’importanza del dialogo interreligioso. Gli ultimi due, la rappresentante induista e l’esponente musulmano si soffermavano, a loro volta sull’importanza che nelle loro fedi viene data all’attenzione verso l’altro. L’esponente induista ha richiamato l’intervento di Swami Vivekananda (importante rappresentante del rinnovamento dell’Induismo tra fine ‘800 e inizio ‘900) al Parlamento delle religioni, a Chicago nel 1893, in cui si riferì non tanto all’esperienza particolare della sua fede, ma a un principio di “fratellanza universale”. Infine, il rappresentante musulmano ha messo in evidenza come la conoscenza reciproca possa far superare stereotipi e pregiudizi, e come l’intolleranza nasca sempre dall’ignoranza, affermando che le persone “ dialoganti” sono le persone più sicure di se stesse. Ha concluso dicendo che il “ il dialogo è uno stile di vita”, a partire dalle persone che sono più vicine, nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni scolastiche.
L’incontro si è concluso con alcune domande da parte del pubblico agli autori, seguite da puntuali risposte.
A cura di Di Renato Algeri
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